Valorizzare il ruolo del Comune

Ogni anno, in occasione della presentazione dei conti comunali (preventivi o consuntivi), decine e decine di commissari della Gestione e consiglieri comunali, oltre che i cittadini ticinesi, sono costretti a leggere ed ascoltare i lamenti degli amministratori locali, per i quali entrate e uscite finanziarie sono imposte per la stragrande maggioranza dal Cantone. Se poi le cifre di preventivo o consuntivo sono in rosso, le recriminazioni si moltiplicano, senza che nessuno si chieda quali siano le reali cause di una situazione la cui tendenza andrebbe invertita. Sembriamo tutti immersi in uno stato di assuefazione generale dove ognuno sembra rassegnato, abdicando lentamente a quel principio, l’autonomia, che regge il nostro Stato dalla sua nascita. Ad alimentare questa situazione troviamo il Cantone che, nonostante la campagna di aggregazioni comunali degli ultimi decenni, ha assunto un atteggiamento che ha raggiunto ormai i limiti di un paternalismo che rischia di indebolire quel senso di responsabilità che dovrebbe accompagnare chi sceglie di amministrare un comune. Oggi, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, la possibilità di ripartire su nuove basi ci è offerta dalla Riforma Ticino 2020 che si prefigge quale obiettivo la ridefinizione delle competenze, dei compiti e dei flussi finanziari tra Cantone e Comuni, secondo il principio, laddove possibile, di chi comanda paga. Ciò non deve dogmaticamente portarci, però, alla conclusione che tutto debba essere conferito per competenza al livello comunale.

Siamo tutti coscienti che determinati compiti, di più ampio respiro, dovranno essere mantenuti a livello cantonale. L’occasione è piuttosto quella di conferire compiti e competenze in maniera esclusiva tra un livello e l’altro. Ma soprattutto la riforma deve favorire un altro principio a noi svizzeri molto caro: la sussidiarietà. È infatti chiaro che una maggiore autonomia comunale significa anche una maggiore differenziazione nell’erogazione dei servizi da un Comune all’altro. Differenziazione (o concorrenza che dir si voglia) che ha permesso alla nostra Nazione, ai Cantoni e ai Comuni di migliorare e di progredire anno dopo anno. Sarà pertanto fondamentale definire, contestualmente alla riforma, lo standard minimo nell’espletare i compiti che la legge attribuisce al- l’ente pubblico, con l’intervento del Cantone laddove lo standard minimo non è raggiunto. Entrare finalmente in questa dimensione significherebbe innanzitutto riconoscere il ruolo del Comune nel contesto cantonale, ma permetterebbe soprattutto di sostenere quel senso di responsabilità di cui tanto hanno bisogno le nostre istituzioni.

Sebastiano Gaffuri, candidato PLR al Consiglio di Stato, LaRegione, 26 novembre 2018